Aggiornamento del 09.02.2023

Dal nostro testimone oculare, Mirko Rozzi, partito per la Serbia poco prima di Natale per collaborare con l’associazione No Name Kitchen a Subotica dove rimarrà fino a marzo.

Mirko, che in questi ultimi anni è stato più volte volontario in Bosnia al confine con la Croazia, può paragonare la situazione dei POM (People on the Move) nei due diversi paesi.

A differenza della situazione in Bosnia (Velika Kladusa) dove sono presenti tanti piccoli squat con poche persone all’interno -aspetto che rende più facile la distribuzione del materiale e del cibo-  in Serbia gli squat contengono molte più persone, alcuni fino a 450 persone a fine novembre 2022 anche se qui gli sgomberi da parte della polizia avvengono ripetutamente. Le persone presenti vengono a volte caricate sui pullman e deportate nei campi ufficiali a sud della Serbia. In seguito agli sgomberi gli squat vengono ripopolati progressivamente dalla gente che arriva, si inizia con 40 persone, poi 80, 100,.. sempre a crescere fino al successivo sgombero. Qui le attività delle associazioni locali di sostegno agli squat sono più complicate perché preparare cibo impacchettato e riuscire a garantire le docce in media per 200 persone è più lungo e meno facile da organizzare. Inoltre quando la polizia irrompe negli squat, devasta ciò che trova, dalle stufe agli infissi già precari, porte, finestre, teloni di plastica e ogni volta, dopo gli sgomberi, POM e volontari devono ripristinare le condizioni minime di partenza. Tutto ciò è molto frustrante. 

Di seguito alcune foto che testimoniano la condizione degli squat dopo le devastazioni della polizia. 

Questa situazione rende più difficile creare delle relazioni umane e continuative coi ragazzi perché se non vengono sgomberati, ripartono dopo poco tempo. 

Nonostante questa difficile condizione, Mirko ci conferma che la campagna di raccolta fondi di Natale e Befana di OpetBalkan è stata trasformata in preziosi carichi di legna per scaldare e cucinare in quei rifugi. I volontari consegnano sacchi da 25kg di legna l’uno acquistati all’ingrosso e stoccati in magazzino. Complessivamente la campagna ha fruttato un totale di € 4.764 utilizzati principalmente per l’acquisto di legna che verrà garantita mese per mese per tutto l’inverno. Di seguito un’immagine del carico di legna nel furgone.

https://whydonate.nl/en/fundraising/warming-up-for-winter-in-northern-serbia

Altri aspetti importanti della vita negli squat sono l’organizzazione delle docce da parte dei volontari e la ricarica dei cellulari tramite l’uso di batterie. Le foto che seguono mostrano queste due attività: 

A livello legale in Serbia l’assistenza alle POM non è ostacolata, le organizzazioni locali (Kuhinja Bez Imena, Active Aid, Construction Solidarity) non hanno particolari problemi con la polizia, in caso di sgombero gli viene chiesto di allontanarsi. Altro trattamento viene riservato invece ai medici, ai quali non è consentito effettuare medicazioni e rilasciare farmaci alle POM. Devono quindi stare sempre all’erta e in caso di arrivo della polizia, visite e attività di cura devono essere interrotte e i farmaci vanno nascosti.

Permangono situazioni ancora più estreme nei boschi dove i rifugi sono costruiti con mezzi di fortuna e teloni di plastica. Mirko e altri volontari hanno fatto visita a questi accampamenti e hanno mangiato con le persone presenti. Di seguito alcune foto:

In questo scenario, un ragazzo risulta essere scomparso dal 30 dicembre a seguito di uno sgombero nel bosco. La polizia ha fatto sdraiare per terra i presenti, con le mani dietro alla schiena, mentre il ragazzo in questione è riuscito a scappare. La polizia ha sparato e si è sentito il ragazzo urlare. La polizia ha giustificato l’uso delle armi dicendo che anche il ragazzo era armato, informazione smentita dai suoi compagni. In seguito i ragazzi sono stati portati via e i volontari hanno cercato il ragazzo scomparso nei boschi, nei PS locali, in carcere, presso la polizia, ma senza riscontri. Al momento si stanno muovendo con degli avvocati locali e attendono aggiornamenti. 

Ritornando alla situazione degli squat e all’azione di sostegno delle associazioni, ad ogni visita ai rifugi viene stilato un report della situazione:  data, n° POM, n° donne, n° uomini, n* minori, materiale portato, es: legna, tè e pacchi alimentari, coperte, pantaloni, maglioni, calze, sciarpe, materiale per l’igiene personale (sapone, rasoi, dentifrici, spazzolini,…), n° docce eseguite e un report della situazione trovata, delle condizioni delle strutture in cui dormono (tetti pericolanti, acqua che entra, lavori minimi da fare..) e delle denunce di illegal pushback . Quest’anno i respingimenti dall’Ungheria sono in media più violenti di prima per il cambio di forze in capo (da esercito a “cacciatori di frontiera”). Di seguito dal Border Violence Monitory Network alcune testimonianze della situazione in Serbia al confine con l’Ungheria:

Inoltre i volontari riportano la presenza, nei pressi degli squat, di auto della polizia tedesca.

Di seguito un articolo che svela il coinvolgimento della polizia tedesca nei respingimenti al confine tra Bosnia e Croazia, notizia che conferma la presenza di forze della pubblica sicurezza di altri paesi lungo i confini sensibili.

https://www.meltingpot.org/2022/12/la-germania-finanzia-il-controllo-delle-frontiere-croate/

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