A seguito del viaggio di ricognizione dello scorso novembre in Bosnia, Serbia, Bulgaria e Grecia da parte dei nostri volontari, dopo aver ascoltato le associazioni in loco a supporto dei transitanti e le loro attività su vari fronti (medico, psicologico, legale), abbiamo individuato un ambito di sostegno che in questo momento ci pare più urgente e un’area geografica che richiede maggior attenzione in questo periodo storico, ovvero l’area boschiva localizzata in Bulgaria a sud di Burgas, al confine con la Turchia. Questa zona a ridosso del confine turco è oggetto di violenti pushback (respingimenti illegali) da parte della polizia di frontiera bulgara che mette in atto ogni tipo di pratica brutale, violando sistematicamente i diritti umani, nel tentativo di ricacciare le persone migranti in Turchia. Durante l’attraversamento di questo territorio selvatico i transitanti chiamano il 112 per essere soccorsi e richiedere asilo, ma al posto dell’ambulanza arriva la polizia di frontiera con cani al seguito che vengono liberati per far mordere i ragazzi migranti che poi vengono pestati violentemente, derubati e ributtati oltre il confine turco, negando di averli visti.
Il collettivo Rotte Balcaniche Alto-Vicentino e l’organizzazione No Name Kitchen cercano di frapporsi fra le persone in movimento e la polizia di frontiera bulgara, anticipando le chiamate di soccorso fatte dai transitanti. Quando arriva una chiamata di SOS, i volontari partono subito con materiale medico, acqua, cibo, vestiti, in cerca delle persone che hanno richiesto aiuto per soccorrerli ed essere testimoni oculari della loro presenza in Bulgaria in modo che non vengano picchiati e respinti illegalmente. Sono interventi che durano molto, sia per l’azione sistematica di ostruzionismo e sabotaggio da parte della polizia nei confronti dei volontari, sia per le difficoltà di orientamento e attraversamento dell’area boschiva per raggiungere la posizione dei richiedenti aiuto.