Aggiornamento del 04.04.2023

Resoconto dell’azione di volontariato di Mirko in Serbia Dicembre 2022 – Marzo 2023

Mirko, di rientro dalla sua ultima attività di volontariato a Subotica (Serbia), ci ha raccontato meglio ciò che ha vissuto da Natale 2022 fino all’inizio di marzo 2023. Un’esperienza un po’ diversa dalle precedenti, riassumibile nei punti seguenti:

  • ALLOGGI DI FORTUNA E ROTTE: In Bosnia le persone in movimento trovavano riparo in piccoli squat, ovvero case distrutte dalla guerra in cui possono convivere gruppi di 5, 6 o 7 persone e/o famiglie. Queste realtà permettevano di tessere rapporti significativi grazie ad uno scambio comunicativo che andava al di là di aiuti materiali, era possibile fermarsi a parlare insieme alla sera, raccogliere informazioni sulle loro esperienze. In quel contesto era facile sapere quali persone /famiglie arrivavano o andavano via. Si potevano pulire gli squat liberi in anticipo, preparare le stanze per l’accoglienza di nuove persone.
    A Subotica, invece, non ci sono case distrutte, abbandonate dal tempo della guerra. Le persone on the move si trovano tutte ammassate in fabbriche dismesse o vecchie aziende agricole che arrivano a contenere fino a 450 persone. Quando c’è così tanta gente l’unica cosa che chiedono è il bene materiale di cui hanno bisogno, per esempio le scarpe, i pantaloni, … e quindi il rapporto è meno umano, circolano meno informazioni, non si ha il tempo per fermarsi a parlare. Un esempio concreto è la fornitura del servizio docce. Mentre in Bosnia si poteva facilmente allestirne una sola con poche taniche a disposizione, a Subotica riuscire ad avere tutta l’acqua necessaria non è semplice come nei piccoli squat, bisogna avere almeno due docce e molte taniche d’acqua da poter utilizzare. Anche la distribuzione del cibo è faticosa. Non si riesce a sapere con certezza a chi lo si consegna per il numero elevato di persone, c’è chi passa due o tre volte. Complessivamente il lavoro da svolgere risulta più meccanico, distaccato dal vissuto più intimo e profondo delle persone in movimento. Inoltre c’è un ricambio continuo di persone perché ci sono molti più sgomberi da parte della polizia che deporta i POM (people on the move) nei campi ufficiali a sud della Serbia, le persone sono costrette a lasciare le loro postazioni di fortuna per andare in campi dove rimarranno mesi, soprattutto durante l’inverno quando il freddo non consente facilmente di intraprendere nuovamente spostamenti. Durante gli sgomberi nelle ex fabbriche la polizia devasta ciò che trova, dalle stufe agli infissi, alle porte. Purtroppo l’arrivo della polizia è costante, almeno tutte le settimane e ogni volta, dopo le devastazioni, bisogna ripristinare le condizioni minime di partenza. I campi ufficiali di destinazione sono nel sud della Serbia perché quelli a nord sono già pieni, come quelli di Sombor e Subotica. Nei campi ufficiali trovano una condizione meno precaria rispetto agli squat, ma sono luoghi in cui le dinamiche tra le diverse provenienze dei migranti sono difficili, nascono conflitti tra minoranze etniche o persone con identità sessuali diverse. Superate le condizioni rigide dell’inverno, i viaggi riprendono a primavera quando il tempo migliora. L’estate scorsa le persone in movimento a Subotica erano 6000, a fine novembre erano 1000, quando è arrivato Mirko a fine dicembre erano 800 per arrivare poi a 200 persone. Per questa primavera si aspetta di capire come si modificherà la rotta, potrebbero muoversi verso Sud, al confine con la Croazia che nel frattempo è ufficialmente entrata in Schengen e quindi c’è una dogana in meno da attraversare, quella con la Slovenia. Da gennaio 2023 sono infatti diminuiti i respingimenti da parte della Croazia. Uno dei fattori che contribuiva maggiormente alle azioni violente della polizia croata, prima dell’entrata in Schengen, erano le pressioni degli altri paesi ad intensificare controlli e respingimenti. Ultimamente invece si sono viste persone prendere autobus in Croazia per venire in Italia. Le violenze purtroppo permangono lungo la rotta a sud, al momento quelle più denunciate sono quelle che avvengono in  Bulgaria, dove le persone in movimento transitano soltanto. Sono state riportate aggressioni da parte della polizia con i cani che vengono aizzati contro i migranti o letteralmente lasciati correre verso le persone, liberi di morderli.
  • ASSOCIAZIONI
    A Subotica ci sono alcune associazioni internazionali, ognuna con la propria specificità.
    Click Active fornisce acqua e fa monitoraggio degli alloggi.
    No Name Kitchen distribuisce vestiti, cibo, docce e legna.
    Construction Solidarity si occupa di lavori di carpenteria: monta le stufe, i tubi di scarico e realizza infissi.
    MBI sono medici e infermieri internazionali, molti inglesi trai 30 e i 35 anni, che si occupano della parte sanitaria e che devono sempre verificare che non sia in arrivo la polizia in quanto non potrebbero esercitare le loro attività non essendo iscritti all’albo dei medici serbo.
    C’è chi si occupa di altri squat in modo da non sovrapporsi nelle varie attività, come Collective Aid che distribuisce indumenti altrove rispetto a No Name Kitchen.
    Per il coordinamento e l’ottimizzazione dell’organizzazione di tutte queste associazioni c’è una riunione di INTERASSOCIATION, un incontro allargato a tutte le associazioni per discutere di eventuali criticità, coordinarsi nelle attività, nella divisione dei compiti e delle spese (per es. della legna). Ad ogni squat per esempio viene assegnato un nome, in modo da strutturare e diversificare gli interventi delle associazioni su tutti gli alloggi.
  • NO NAME KITCHEN e ATTIVITA’
    La squadra di No Name Kitchen, composta perlopiù da ragazzi tra i 20 e i 30 anni,si organizza suddividendosi in aree di intervento, ogni volontario è il focal point di un’attività specifica, in Bosnia Mirko si occupava di assessment degli squat, ovvero della mappatura di tutti gli alloggi di fortuna, quanti e dove si trovavano, quali erano gli spazi vuoti o da ripulire e il successivo collegamento con il sistema dei voucher. Quest’anno in Serbia Mirko è stato focal point della logistica, si è occupato di trovare un magazzino molto capiente, un furgone. Prima di questa azione No Name Kitchen aveva un garage di 80 m2, ora di la warehouse è di 200 m2 e lo spazio è stato allestito con scaffali fino a 3 m di altezza. Sempre in NNK c’è chi è focal point della comunicazione o dei report sui respingimenti. Durante le riunioni vengono poi scambiate le informazioni di tutti i focal point.  Da quest’anno NNK ha una nuova sede, una casa più spaziosa. Le attività quotidiane all’interno sono molto strutturate: si preparano i pacchi per il giorno dopo da distribuire, delle monoporzioni. È impensabile arrivare con tanto cibo e spartirlo sul posto perché si creerebbero tensioni oppure si formerebbero dei gruppi di smuggler. I pacchi sono tutti preparati in anticipo, poi c’è l’organizzazione dei vestiti che loro hanno precedentemente ordinato scrivendo ad un’utenza fake di messenger e sulla base degli indumenti richiesti i sacchi vengono contrassegnati con il nome della persona a cui consegnarli. Negli squat piccoli i vestiti usati si possono lavare e riciclare, in questi alloggi con tanta gente è impensabile, i vestiti vengono bruciati nelle stufe insieme a qualsiasi altro oggetto che per loro possa fare fuoco. Nell’emergenza prevale la necessità di scaldarsi. Oltre a questo, si aggiunge sempre del materiale per l’igiene personale: spazzolino, shampoo, saponette, dentifricio. In casa bisogna anche pensare a tutte quelle attività di routine importanti per i servizi da fornire, ovvero mettere in carica ogni notte la batteria della pompa per le docce che aspira l’acqua e le charging station che consentono di ricacircare i telefoni negli squat. Ad ogni charging station si attaccano circa 40 telefoni, in 3 o 4 ore si ricaricano tutti.  Inoltre, tutte le mattine si va a prendere l’acqua col furgone, si carica un serbatoio da 900 l, stimando che una persona consuma 20 litri a doccia. Successivamente si carica la legna. La distribuzione della legna si fa stufa per stufa, si sa sempre quali stufe ricaricare, si consegnano 3 sacchi di legna per ogni stufa, ognuna di esse contiene 25 kg di legna e dura 1 giorno. Per quanto riguarda le docce, oltre al serbatoio d’acqua, si piazzano le tende e la bombola del gas per il riscaldamento dell’acqua. In posti dove c’è tanta gente si fa una lista, si fanno prima docce agli uomini e alle donne in separata sede. Una gestione più complicata è la distribuzione dei NFI (no food items) perché la domanda è altissima e c’è materiale solo per chi ha fatto la richiesta.
  • ACCOGLIENZA DA PARTE DELLA POPOLAZIONE LOCALE
    In Bosnia nel 2018 e nella prima parte del 2019 la popolazione accoglieva le persone in movimento. Successivamente c’è stata una campagna mediatica d’odio nei loro confronti che è riuscita nell’obiettivo di trasmettere diffidenza e sospetto. Questo al momento in Serbia non c’è, non si percepisce l’astio nei loro confronti riscontrato in Bosnia, probabilmente anche perché la situazione economica serba è più favorevole rispetto a quella bosniaca. Inoltre i volontari non possono lavorare in Bosnia mentre in Serbia non ci sono problemi, se la polizia arriva e vengono mostrati i documenti non succede nulla.  C’è sicuramente una diversa percezione della situazione migratoria tra città e piccola località. In una realtà di piccole dimensioni la percezione delle presenze cambia rapidamente, i pochi abitanti vedono il numero delle persone in movimento aumentare e il meccanismo della percezione dell’”invasione” si crea più facilmente rispetto alla situazione nelle città.